La capacità di fermarsi, lungo il proprio cammino, osservare un "maestro", lasciarsi correggere e
cambiare strada.
Non è da tutti, anzi, decisamente da pochi, compiere questo tipo di "manovra", nel percorso esistenziale
o semplicemente artistico.
E' ciò, che si è verificato nella vita di Armida Mazzotti, 16 anni fa, quando si è resa conto che le tecniche
della pittura antica sarebbero state le più adatte a valorizzare il talento.
Inversione di marcia, e via verso la bellezza, in particolare dei fiori, risposta dolce ai messaggi urlati
della società contemporanea.
Voltarsi e concedersi un dietro-front ideologico, sfruttando gli insegnamenti del passato, è segno di
grande saggezza, che spesso non è abbinata all'estro, ma in questo caso si, eccome!
Dunque: "genio e... regolatezza", senza la "s" davanti, perchè la vena delle sue opere è eterna, priva di
tempo e di ansia da invecchiamento.
Se poi è una figura femminile, con la sua grazia, ad appoggiarsi a quei fiori, l'effetto è garantito, in
quanto la natura si lascia accarezzare dalle donne.
Petali leggeri come panna, sfumature metafisiche, silenzi espressi dagli sfondi, pause di meditazione:
ogni dettaglio concorre nel creare un clima estatico.
Sembra tutto, spontaneamente, bello, ma è il frutto di un'applicazione straordinaria, scaturita dall'utilità di
dubbi e ripensamenti: una lezione di maturità, anche al di là della pittura.